Friday, March 14, 2025

Solo l’11% degli italiani è soddisfatto della qualità della vita nella propria città

“Solo l’11% degli italiani è pienamente soddisfatto della qualità della vita nella propria città e il 39% ha registrato negli ultimi anni peggioramenti significativi, soprattutto nei grandi centri urbani”. Sono i dati principali emersi dal secondo Rapporto One Health ‘La salute della città e dei territori’, realizzato dal Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, e presentato oggi al Senato.

La ricerca, in particolare, ha esaminato l’evoluzione prevista delle aree urbane italiane entro il 2050, analizzando le principali sfide e opportunità in un contesto di profondi cambiamenti, come l’invecchiamento della popolazione e le trasformazioni economiche, sociali e culturali. Adottando un approccio integrato, il modello ‘One Health’ si propone come guida per affrontare le problematiche sanitarie, urbane e legate alla sostenibilità per supportare e migliorare la qualità della vita.

“Ci si immagina un tecnofuturo determinato dal progresso inarrestabile della tecnologia (per il 68% dei cittadini) – si legge nel Rapporto- e un orientamento sempre più concreto verso la sostenibilità (51%), l’efficienza (48%), l’inclusione (42%). La qualità della vita dipende inevitabilmente da alcuni elementi essenziali, il cui principio fondamentale può essere riassunto nel concetto di accessibilità: alla salute, al lavoro, alla casa, all’istruzione. L’immagine della città del futuro è pienamente in linea con le priorità espresse dalle persone. Infatti, i cittadini si aspettano che le città del futuro siano ambienti sicuri e verdi, dove sia possibile accedere facilmente a cure (56%), servizi (55%), formazione (53%), opportunità professionali (51%), mobilità sostenibile (50%), integrazione e socialità in ogni fase della vita”.

Città inclusive, dotate di spazi verdi, una sanità accessibile e innovativa, una mobilità sostenibile nonché una gestione efficiente della manutenzione urbana, intanto, sono gli aspetti principali che la progettazione urbana è chiamata ad affrontare nel prossimo futuro, a partire dalla creazione di spazi sicuri e inclusivi, il miglioramento della salute pubblica e la prevenzione delle disuguaglianze. Ma da cosa è caratterizzato il panorama urbano in Italia? Da una rete di piccole e medie città, con poche grandi metropoli, fa sapere ancora la ricerca, e una popolazione che si prevede rimarrà sostanzialmente stabile nei prossimi 20-25 anni. Il Rapporto evidenzia che, a differenza di altri Paesi europei, le grandi città italiane non vedranno un aumento significativo di abitanti, mentre quelle di medie dimensioni registreranno una crescita demografica.

In questo contesto, raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati per il 2030 e il 2050 rappresenta una “sfida cruciale”: sebbene permangano difficoltà nel rispettare le scadenze a breve termine, c’è maggiore fiducia nella possibilità di migliorare le condizioni di vivibilità entro il 2050, a patto di “intervenire con decisione” su ecosostenibilità e trasporto pubblico. Lo studio ha permesso dunque di tracciare due scenari possibili per il futuro delle città. Il primo, denominato ‘città da usare’, immagina i grandi centri urbani come centri di eccellenza economica, culturale e sanitaria, da vivere principalmente come luoghi di lavoro e servizi, con una popolazione residente limitata e flussi giornalieri intensi. Il secondo, invece, chiamato ‘città da vivere‘, concepisce il tessuto urbano come uno spazio orientato a favorire l’inclusione sociale, la coesione tra centro e periferie e aree urbane progettate per migliorare la qualità della vita, con abitazioni accessibili, verde pubblico e servizi di prossimità.

Per il futuro delle città italiane, in conclusione, risulta “cruciale” puntare sullo sviluppo di una rete di trasporto pubblico interurbano efficiente, privilegiando soluzioni sostenibili come il trasporto intermodale e il modello della ‘città dei 15 minuti‘, che mira a rendere tutti i servizi essenziali facilmente accessibili. Allo stesso tempo, sarà necessario avviare una “transizione verso città più coese e solidali”, anche attraverso interventi mirati alla rigenerazione degli spazi pubblici e alla riduzione del consumo di suolo. Nel settore sanitario, l’integrazione tra pubblico e privato giocherà poi un ruolo chiave per migliorare l’accesso alle cure e ridurre i costi, grazie anche all’utilizzo di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la telemedicina. L’attenzione verso la prevenzione sarà “più che mai centrale” e consentirà di far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione.

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