In Italia il 66,5% delle imprese realizza azioni di sostenibilità. E’ quanto messo in evidenza dall’ultimo report realizzato da Sace secondo cui il dato è appannaggio delle grandi imprese, ma vede una buona propensione anche delle medie (69%), mentre un po’ più indietro sono le piccole (43,6%).
Tra i settori si distinguono mezzi di trasporto, chimica, farmaceutica, apparecchiature elettriche, alimentari e bevande ed elettronica, con tassi superiori al 70%. Guardando poi alle filiere e agli investimenti fatti negli ultimi 5 anni, oltre un’impresa su tre ha puntato sulla green economy, in netto aumento rispetto al quinquennio precedente (circa 25%) soprattutto piccole e medie.
“La digitalizzazione è sicuramente un supporto su cui le imprese, in particolare Pmi, possono contare per sfruttare al meglio i benefici della circolarità”, hanno spiegato gli esperti di Sace. “Le imprese che investono nella duplice transizione digitale e green generano, infatti, una crescita di produttività che può arrivare fino al 14%”.
Oltre alle barriere di tipo burocratico e finanziario, secondo l’analisi di Sace, per un’impresa su 3 un ostacolo alla circolarità risulta la formazione. Formare i dipendenti sulle pratiche di economia circolare, nonché sulla normativa, e sulla loro importanza è cruciale per incentivare un necessario cambiamento culturale all’interno dell’azienda. Un cambiamento che dovrà essere anche tecnico, alla luce delle nuove opportunità che strumenti come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale mettono a disposizione delle imprese che sono in grado di coglierle.
“L’Italia è leader in Europa per l’economia circolare seguita da Germania, Francia, Polonia e Spagna”, hanno avvertito gli esperti di Sace secondo cui il primato italiano lo si riscontra in diverse componenti che vanno dalla produzione e consumo, alla riduzione della propria impronta carbonica, alla competitività e in particolare alla produttività: le imprese italiane strettamente attive nel settore dell’economia circolare realizzano il più alto valore aggiunto in rapporto al Pil (2,5%), superiore sia al primo principale peer europeo (Germania 2,2%) sia alla media europea (2,1%). Anche in termini di persone impiegate nel settore l’Italia si posiziona davanti sia ai principali peer europei, sia alla media Ue.
A partire dal 2010, secondo i dati elaborati da Sace, l’Italia ha accresciuto il tasso di circolarità di oltre 7 punti percentuali (oggi al 18,7%); una dinamica che si è invece mantenuta stabile nella media europea (11,5%, +0,8 p.p.) con i principali peer europei a riportare performance nettamente inferiori.