Saturday, December 21, 2024

La Fed si unisce al gruppo dei promotori della sostenibilità

Il «Network for Greening the Financial System» arriverà a includere le banche centrali e le autorità di vigilanza di sessanta paesi

Gli Stati Uniti sono stati i grandi assenti per quanto concerne le iniziative e i network sostenibili creati negli ultimi anni. Ma sembrerebbe che le cose stiano cambiando. La scorsa settimana Randal Quarles, membro del consiglio direttivo della Fed ha affermato che la banca centrale degli Stati Uniti ha presentato richiesta per aderire al «Network for Greening the Financial System (Ngfs)». L’Ngfs è il colossale network finanziario a difesa dell’ambiente tra banche centrali e istituti di regolamentazione, forte di un portafoglio complessivo di 100mila miliardi di dollari. E l’ultimo Financial Stability Report della Fed ha riconosciuto per la prima volta il cambiamento climatico come una minaccia globale. Il Ngfs è stato creato nel dicembre 2017, avendo come membri fondatori solo otto tra banche centrali e autorità di vigilanza. Due degli obiettivi del network sono contribuire allo sviluppo di una gestione del rischio climatico nel settore finanziario e mobilitare i flussi finanziari a supporto della transizione verso un’economia sostenibile. Tre anni più tardi, il club è cresciuto diventando una comunità delle banche centrali di circa 60 paesi che spaziano dai piccoli paesi (Seychelles) ai paesi più grandi (Cina), che insieme rappresentano il 58% del Pil mondiale.

Quando aderirà anche la Federal Reserve degli Stati Uniti, probabilmente prima della prossima riunione annuale del Ngfs nell’aprile 2021, il club riceverà un’ulteriore spinta, arrivando a coprire non solo i cinque continenti, ma rappresentando anche indicativamente il 74% del prodotto mondiale lordo e due terzi delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. Questa richiesta di adesione sembra essere quindi il segno di una nuova epoca, a seguito di un periodo caratterizzato da una certa freddezza, di adesioni e ripensamenti da parte degli Stati Uniti, per quanto concerne numerose iniziative di networking e impegni. Il coinvolgimento delle banche centrali sul tema della sostenibilità ha avuto un ruolo cruciale anche nel percorso che ha portato all’Accordo di Parigi sul clima nel 2015. Da allora, tra le iniziative svolte dal club delle banche centrali ci sono la pubblicazione di: un’agenda di ricerca sugli impatti macroeconomici e di stabilità finanziaria del cambiamento climatico, primi riscontri relativi al collegamento tra cambiamento climatico e politica monetaria, una dichiarazione che invita i governi a concentrarsi sulla ripresa economica “green” dopo il Covid-19, indicazioni alle autorità di vigilanza su come integrare i rischi climatici e ambientali all’interno della vigilanza prudenziale, un insieme di scenari climatici centrali, indicazioni su come integrare gli investimenti sostenibili e responsabili all’interno della gestione del portafoglio delle banche centrali.

Michael Lewis, head of Esg Thematic Research di Dws afferma: «il coinvolgimento della Fed accelererà sicuramente gli sforzi delle banche centrali volti a integrare i rischi climatici all’interno del monitoraggio e della vigilanza della stabilità finanziaria, integrare la sostenibilità all’interno della gestione dei loro portafogli, risolvere le carenze di dati e sensibilizzare sui rischi e sulle opportunità legati al clima. Probabilmente assisteremo a maggiori iniziative per creare un’informativa ambientale e sociale consistente e uniforme a livello internazionale, e tassonomie delle attività economiche sostenibili. Questo dovrebbe aiutare anche gli investitori istituzionali ad allineare meglio i propri fondi con obiettivi di sostenibilità, allo scopo di cancellare definitivamente il cosiddetto greenwashing, ovvero la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.

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