Sunday, December 22, 2024

In Italia 855 kmq di suolo da rigenerare. Creeranno 100.000 posti di lavoro

La rigenerazione urbana, unita allo sviluppo delle infrastrutture e della reputazione, rappresenta uno dei cardini della futura crescita del mercato immobiliare in Italia. Entro il 2050 saranno disponibili quasi 855 Kmq di suolo rigenerabile, pari a circa il 4,1 per cento della superficie urbanizzata nazionale, per 320 milioni di mq di superfici immobiliari potenzialmente realizzabili. Un processo che genererà un fatturato industriale immobiliare, originato dalla riattivazione di aree, strutture, edifici, spazi pubblici, non utilizzati o sottoutilizzati, di 660 miliardi di euro in 26 anni e ricadute economiche e sociali quantificabili in 1.240 miliardi di euro, nonché benefici per lo Stato grazie a un gettito aggiuntivo annuo tra i 17,5 e i 26 miliardi di euro. Saranno in totale 100.000 i nuovi addetti per la filiera immobiliare coinvolti in processi di rigenerazione urbana nel periodo considerato. Sono questi alcuni dei dati emersi  nel corso del convegno “Future Cities”, durante il quale è stato presentato il “Secondo Rapporto nazionale sulla rigenerazione urbana a cura di Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up | Unipol.

“La rigenerazione urbana, in quanto processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare a livello urbano, si pone da sempre l’obiettivo non solo di recuperarlo, ma anche di elevare il livello di qualità della vita e di promuovere un miglioramento sociale, ambientale ed urbanistico/edilizio”, ha spiegato Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari. “Queste operazioni, essendo mirate al solo patrimonio immobiliare esistente, comportano un contenuto consumo di suolo e una attenzione alla componente umana e ambientale già presente sul territorio. In Italia il patrimonio edilizio nazionale è composto per una ampia parte da asset vetusti, non più rispondenti alle odierne necessità. Questa componente rappresenta la base sulla quale la rigenerazione urbana può intervenire, considerando come elemento iniziale e imprescindibile di ogni operazione lo sviluppo di reti e servizi, materiali e immateriali, che possono avviare processi di valorizzazione a livello sia economico che sociale”.

I maggiori interventi di rigenerazione urbana si vanno a localizzare all’interno di alcune delle maggiori polarità urbane e direttrici infrastrutturali della Penisola quali l’ambito padano centro – orientale ed emiliano – romagnolo, con maggiore concentrazione nei poli di Milano, Venezia, Reggio Emilia e Rimini, e il triangolo apulo – campano – lucano con i capisaldi di Napoli, Foggia, Lecce e Taranto. Torino, Trento, Trieste, Genova, Firenze, Roma e Cagliari sono tra le realtà urbane in cui i processi di rigenerazione urbana risultano positivamente influenzati dal possibile miglioramento reputazionale guidato dallo sviluppo delle reti infrastrutturali, seguiti dai territori confinanti quali Moncalieri, Bogliasco, Cimone, Sgonico, Sesto Fiorentino, Formello e Elmas.

Il Rapporto di Scenari Immobiliari e Urban UP | Unipol ha permesso di stimare le potenziali dinamiche di rigenerazione urbana che andranno a interessare il territorio italiano nel corso dei prossimi 25 anni. Nel caso in cui le dinamiche in atto dovessero confermarsi nel lungo periodo è possibile prevedere in quasi 855 chilometri quadrati la superficie territoriale nazionale potenzialmente rigenerabile e in quasi 320 milioni di metri quadrati la superficie edificabile.

“Le aree urbane nelle quali opera la rigenerazione urbana – ha sottolineato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – sono sistemi complessi e dinamici che ospitano cittadini residenti e lavoratori, persone che vivono gli spazi per svago o necessità differenti. Per questo devono sapersi modificare per rispondere al mutare delle esigenze di chi li vive, così da non far concretizzare criticità derivanti da problematiche di tipo economico, sociale o ambientale”

A livello economico, Le ricadute della rigenerazione urbana per lo Stato appaiono, ancora una volta, importanti quanto gli effetti indiretti e indotti, quantificabili in un valore diretto, indiretto e indotto complessivamente pari a 1.900 miliardi di euro, composto rispettivamente da 660 miliardi di euro di ricadute dirette, 640 miliardi di euro indirette e 600 miliardi di euro indotte. Utilizzando gli andamenti storici immobiliari, i volumi di valore aggiunto prodotti, le reazioni del sistema immobiliare alle crisi, le previsioni di crescita degli indicatori confrontati con le tavole intersettoriali delle risorse e degli impieghi pubblicate da Istat, è possibile considerare che non solo potrebbe essere notevole il valore indiretto della produzione e dell’indotto anche attivato in altri settori del sistema economico, ma il gettito per lo Stato, direttamente derivante, può essere prudentemente stimato nel venti per cento del valore immobiliare realizzato, quantificabili in almeno 135 miliardi di euro, circa cinque miliardi l’anno.

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